LA RIBELLIONE È L’UNICA DIGNITÀ DELLO SCHIAVO
Ci vogliono schiavi. Chi non fosse ancora di questa idea o è un cieco o è un’illusa.
Per salvare il sistema economico chi ci comanda sta riducendo la nostra vita all’essenziale: casa e lavoro, perché questo, in definitiva nel capitalismo siamo, consumo e produzione, tutto il resto è accessorio. La salute, il benessere, la dignità, la gioia? Cazzate! Il profitto solo conta e per continuare a ottenerlo c’è bisogno di forza-lavoro schiavile, zitta e obbediente, di automi senza dignità, isolati e senza relazioni.
Il virus ci mostra la verità sul mondo in cui già da tempo vivevamo, ma che le ingiustizie siano la norma e lo sfruttamento la regola alcune persone l’avevano capito da tempo. Uomini e donne che, per restituire dignità alla propria vita, hanno deciso di lottare e non dirsi più schiavi e schiave, ma semmai ribelli.
Lo Stato li chiama terroristi, stragisti, delinquenti, eversivi: un lessico usato per criminalizzare le lotte e per condannare e rinchiudere chi, nelle teorie e nei fatti, mette in discussione il monopolio della violenza da parte degli oppressori.
Negli ultimi anni il movimento anarchico è stato colpito da arresti e inchieste miranti a mettere al bando dalla società il pensiero radicale e la legittimità dell’azione diretta, a criminalizzare la solidarietà e il mutuo appoggio tra ribelli e sfruttati. E quest’autunno in circa 300 si trovano alla sbarra nei numerosi processi che si stanno susseguendo nel più completo silenzio.
Nel mirino degli inquisitori figurano dibattiti e pubblicazioni, relazioni di affetto e di condivisione ideale, iniziative alla luce del sole e al chiarore della luna, azioni di attacco e di resistenza: una lunga storia, mai interrotta del tutto, di amore per la libertà e rabbia contro il Potere, di penna e pistola, pensiero, benzina ed esplosivo. Metodi sulle cui caratteristiche o efficacia si può essere d’accordo o meno, ma che di certo appartengono a pieno titolo al patrimonio da cui chi lotta ha sempre attinto, in qualunque epoca e luogo del pianeta.
Non ci interessa più di tanto sapere se le donne e gli uomini incriminati per queste azioni le abbiano commesse o meno, saremo sempre pronti ad appoggiare chi si trova a fronteggiare quelle ben poco “giuste” strutture che sono tribunali e prigioni.
Vi invitiamo ad un esercizio di libero pensiero, lontano dai condizionamenti del lessico dei Poteri forti (media, divise, giudici in primis): tra un Sistema che opprime, uccide e devasta, con tutti gli apparati e ruoli di responsabilità di cui necessita, e coloro che cercano, in mille modi differenti, di combatterlo… voi da che parte scegliereste di stare?
La violenza strutturale di questa società autoritaria e classista ci è stata sbattuta sfacciatamente, impudentemente sul muso. A questa violenza qualcuno ha cercato e cerca di rispondere, perché una cosa è sicura. Non c’è limite alle sciagure – economiche, sociali, ecologiche – che saremo costretti a subire; nessun limite che non siano la lotta, la solidarietà, il contrattacco. Sprofondare o battersi. È tempo di scegliere.
L’UNICA DIGNITÀ CHE CI RIMANE È NELLA RIVOLTA
E NELLA LOTTA STA QUELLA CHE CI DOBBIAMO PRENDERE
SOLIDALI CON I/LE PRIGIONIERI/E ANARCHICI/CHE